In
principio era Apollo: nella mitologia greca questo divinità nota per
la sua splendente bellezza androgina, era accostata al sole, alla
divinazione e alle arti, comprese quelle mediche.
Essendo padre del dio della medicina Asclepio (a Roma Esculapio) lo
si invocava per proteggersi dalle malattie e tra i suoi epiteti
c’erano “latros” – guaritore – e “apotropaeos”, che
tiene lontano il male; Apollo poteva però anche causare terribili
malattie come raccontato nell’Iliade, dove si narra della
pestilenza con cui aveva punito gli Achei dopo che Agamennone aveva
rifiutato di restituire al padre (sacerdote del dio) la figlia
Criseide. Tra i suoi attributi c’erano l’arco, le frecce
portentose e la cetra, mentre tra i vari animali a lui sacri il
cigno, il lupo, le cicale, i delfini e il gallo, simbolo dell’amore
omosessuale praticato in Grecia. Era pure chiamato Sminteo, ossia
distruttore di topi, che hanno sempre convissuto con l’uomo e nella
cui pelliccia si annidano parassiti e agenti patogeni letali.
Con
la fine del paganesimo, definitivamente dichiarato fuorilegge con gli
editti dell’imperatore Teodosio I (391-392), venne inevitabilmente
a cadere l’idea di una figura protettrice della salute;
naturalmente ci si poteva appellare alla Vergine Maria ma – potenza
delle immagini simboliche – in un’epoca in cui l’aspettativa di
vita era molto bassa, gli intermediari celesti tra uomo e Dio non
erano mai abbastanza. Con
la vittoria del cristianesimo si avviò il culto dei santi e dei
martiri tra cui furono inseriti molti guaritori,
da quelli generici come i fratelli Cosma e Damiano, che esercitavano
la medicina senza farsi pagare, a quelli specializzati come
Sant’Agata contro le mastiti e i tumori alle mammelle (che le erano
state strappate) a molti altri come Sant’Antonio abate (infallibile
per guarire l’herpes zoster), San Bartolomeo apostolo che – dal
momento che era stato scuoiato vivo – si invocava per i problemi
dermatologici e così via. Tra
questi taumaturghi c’era anche San Sebastiano.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQrcjvHVnDOKl1ckz57dXWYWCVblk-Mg84QXFyBcHSMV6_yFe2ubR2P6Mg-aAe4JHXS-nCrxh3REMVBRQ5hdL1gX2tRuxrTZ66Gg6piGznqLNkCbBkqdo6xhcAN2EqoqTn6GFI2v8vElg/s400/Jaume+Ferrer%252C+Museu+nacional+d%2527art+de+Catalunya.jpg)
L’ultima
metamorfosi dovette causare turbamenti erotici,
se il Vasari riferisce di un San Sebastiano dipinto dal domenicano
Fra Bartolomeo che aveva “corrotto per leggiadria e lasciva
imitazione dal vivo” alcune donne che si erano precipitate in
confessionale per raccontare i loro peccaminosi desideri, al punto
che il priore decise di nascondere il quadro in un posto appartato
del convento. Non sappiamo invece quante fantasie maschili avesse
causato all’epoca il languido martire e se il moltiplicarsi dei
dipinti fosse causato solo da ardore devozionale. Come
attestano le cronache, sodomia e pederastia erano piuttosto diffuse
all’epoca:
a Venezia era stato addirittura istituito un Collegio dei Sodomiti,
che aveva il compito di scoprire e denunciare uomini – e anche
donne – che praticavano il peccato bestiale “tacai par da drio”
e rischiavano di essere bruciati vivi tra le colonne di piazzetta San
Marco. Anche a Firenze c’era una colonia omosessuale, e nel 1514
Nicolò Machiavelli ne traccia una sorta di mappa raccontando
in una lettera l’avventura di tal Giuliano Brancacci uscito una
sera a caccia di adolescenti disponibili.
Nel
1624 l’arcivescovo di Milano Federico Borromeo nel suo “De
Pictura sacra”, raccomandò invano agli artisti di trascurare la
bellezza del Santo per concentrarsi sulle sue ferite e sul
significato salvifico del martirio, facendo
pure notare che Sebastiano era stato ammazzato in età adulta. Niente
da fare: Guido
Reni che
era devotissimo, vergine, detestava le donne (ma non è provato che
fosse gay) ne dipinse addirittura otto versioni in pose differenti;
prima di lui si erano cimentati sul soggetto pittori come Sandro
Botticelli, Antonello da Messina, Perugino, Vittore Carpaccio,
Giovanni Bellini, Andrea Mantegna, Giovanni Antonio Bazzi detto il
Sodoma, Luca Signorelli, Tiziano,
per non parlare degli artisti stranieri e di quelli che sarebbero
venuti nei secoli successivi.
Con l’arrivo dell’Illuminismo il nudo conturbante di Sebastiano cominciò a sparire dagli altari per essere destinato al collezionismo privato, mentre lentamente e apertamente veniva riconosciuto come un catalizzatore di desideri omoerotici. Nell’Ottocento fu ritratto da Gustave Moreau, Odilon Redon, Delacroix e Corot - per dirne alcuni – e con l’avvento della fotografia entrò nel catalogo della nuova arte. Il Santo non interessava solo ai pittori, ma anche a scrittori e poeti e non a caso Oscar Wilde, condannato a tre anni di lavori forzati per la sua omosessualità, assunse all’uscita dal carcere lo pseudonimo di Sebastian Melmoth. Nel 1911 Gabriele D’Annunzio mise in scena “Le martyre de Saint Sébastien” su musica di Debussy, in cui il protagonista era incarnato dalla ballerina russa Ida Rubinstejn, talmente magra e pallida da somigliare a un ermafrodito. Il Vate – uno spirito pagano alla costante ricerca del piacere – presentò il suo santo come vittima dell’imperatore Diocleziano che ordinò di ucciderlo dopo avergli dichiarato il suo amore e averne ricevuto un rifiuto. L’opera entrò poi nell’indice dei libri proibiti dalla Chiesa cattolica.
Con l’arrivo dell’Illuminismo il nudo conturbante di Sebastiano cominciò a sparire dagli altari per essere destinato al collezionismo privato, mentre lentamente e apertamente veniva riconosciuto come un catalizzatore di desideri omoerotici. Nell’Ottocento fu ritratto da Gustave Moreau, Odilon Redon, Delacroix e Corot - per dirne alcuni – e con l’avvento della fotografia entrò nel catalogo della nuova arte. Il Santo non interessava solo ai pittori, ma anche a scrittori e poeti e non a caso Oscar Wilde, condannato a tre anni di lavori forzati per la sua omosessualità, assunse all’uscita dal carcere lo pseudonimo di Sebastian Melmoth. Nel 1911 Gabriele D’Annunzio mise in scena “Le martyre de Saint Sébastien” su musica di Debussy, in cui il protagonista era incarnato dalla ballerina russa Ida Rubinstejn, talmente magra e pallida da somigliare a un ermafrodito. Il Vate – uno spirito pagano alla costante ricerca del piacere – presentò il suo santo come vittima dell’imperatore Diocleziano che ordinò di ucciderlo dopo avergli dichiarato il suo amore e averne ricevuto un rifiuto. L’opera entrò poi nell’indice dei libri proibiti dalla Chiesa cattolica.
Il
martire svolse un ruolo importante nella vita e nelle opere di altri
scrittori, da
Thomas Mann (La morte a Venezia) che accosta la sua figura a quella
del giovane Tadzio amato dal protagonista del romanzo, a Federico
Garcìa Lorca, al grande scrittore giapponese Yukio Mishima, a
Tennessee Williams che pubblicò una poesia intitolata a San
Sebastiano di Sodoma.Anche
il cinema si impossessò del mito, prima col film muto “Fabiola”
del 1918, replicato nel 1949 con il santo interpretato da
Massimo Girotti, e molto più tardi nel 1976, con “Sebastiane”
del regista inglese Derek Jarman che
sostanzialmente riprese l’idea di D’Annunzio e fece scandalo
mostrando nudi maschili e trattando apertamente il suo personaggio
non come un santo cristiano, ma come un’icona
gay.
Al giorno d’oggi col riconoscimento dei diritti LGBT almeno in
Europa e in parte dell’America, il culto omosessuale del martire è
apertamente praticato da uomini e donne; le sue ferite sono
paragonate alle persecuzioni ricevute per aver fatto coming out senza
ipocrisia, e del soggetto si sono appropriati artisti come Damien
Hirst e Keith Haring. Va
aggiunto per completezza che la Chiesa Cattolica considera
quest’interpretazione “squallida e dissacrante”; per essa il
santo è il “miles Christi” per eccellenza, uomo di eccezionale
virtù e simbolo di spiritualità e libertà interiore.
Anche
il mercato si è appropriato del giovane corpo trafitto con
esiti a volte molto discutibili:
che dire della bambola Ken – il fidanzato di Barbie – appeso a un
tronco con relative frecce? L’operazione della Mattel comprende
pure altri articoli come un simpatico crocefisso biondo platino in
vinile, e una Madonna dello stesso materiale col vestitino in tessuto
blu. Cosa non si fa per vendere.
Fonti:
Francesco
Danieli, La freccia e la palma, Edizioni universitarie romane
Alfredo
Cattabiani, Santi d'Italia, Rizzoli
https://it.wikipedia.org/wiki/San_Sebastiano_nelle_arti
http://www.lundici.it/2017/10/le-metamorfosi-di-san-sebastiano-da-martire-di-culto-a-culto-gay/
http://www.lundici.it/2017/10/le-metamorfosi-di-san-sebastiano-da-martire-di-culto-a-culto-gay/
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