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il progetto iniziale – poi modificato da maestranze
successive – consisteva in un’austera basilica paleocristiana coperta da
capriate in legno (più tardi sostituite con volte in muratura) e dotata di finto
matroneo, il cui motivo unificante – esterno e interno - era costituito da una
serie di trifore incapsulate in un unico arco. Lanfranco utilizzò inoltre una
grande varietà di materiali lapidei provenienti dal nord Italia, mescolandoli
con elementi di spoglio recuperati dagli scavi della Mutina romana e preferendo
colori chiari che danno all'edificio un’inconfondibile tonalità bianco-rosata.
La
straordinaria decorazione scultorea che si estende sulla facciata, sui portali,
sui capitelli, sulle metope che coronano i contrafforti laterali, si deve
invece in parte a Wiligelmo - di cui non abbiamo altre notizie se non la firma
auto elogiativa su un pannello accanto alla porta d’ingresso - in parte a
maestri che sulla scia del suo stile operarono in epoca successiva. In questi
bassorilievi si dispiega con vivacissima fantasia il sapere medievale, che
spazia dalla conoscenza della Bibbia e dei testi sacri a temi dell’antichità
classica rivisitati con spirito cristiano; dalle novelle popolari che vengono
qui presentate come esempi morali, alla riproposizione di argomenti tratti dai
Bestiari - una particolare categoria di libri che descrivevano, attingendo al
mito, animali e creature fantastiche - ai cicli delle leggende cavalleresche nord
europee che hanno come protagonista principale il leggendario re Artù.
A parte
i canonici e gli eruditi la gente non sapeva leggere: l’arte aveva innanzitutto
la funzione di istruire sui fatti della religione, sebbene in molte sculture del
duomo emergano racconti profani, probabilmente tramandati di generazione in
generazione e caratterizzati da una forte vitalità popolaresca e contadina. Il
programma dei rilievi della facciata riassume la fede e le speranze, i dubbi e
le paure dell’uomo medievale, sottolineando la fugacità dell’esistenza (due
geni funerari che spengono la fiaccola della vita) e la faticosa lotta per la
salvezza spirituale. Il linguaggio di Wiligelmo è rude ed espressivo: il
racconto di Adamo ed Eva nelle storie della Genesi è narrato nei dettagli
essenziali per renderlo più comprensibile al pubblico dei credenti. Sul portale
principale è scandita la tesi del peccato e della redenzione: fra intricati
viluppi vegetali - la “selva oscura” della vita – divampa la lotta tra gli
esseri umani e una selvaggia schiera di leoni, draghi, centauri e creature
immaginarie, mentre allo stesso tempo Patriarchi e Profeti annunciano la venuta
di Cristo e della vera e unica salvezza.
Nei
capitelli, nelle metope e nelle altre porte dell’edificio trionfa l’immaginazione:
in quella detta “della Pescheria”, oltre al ciclo dei Mesi - tema caro al
Medioevo che descrive contadini intenti ai lavori tipici di ogni stagione - sono
scolpiti anche episodi tratti dal patrimonio favolistico classico e da quello
francese: nel “Funerale della volpe”, l’astuto predatore convince due sciocchi galletti
che sta morendo e li prega di seppellirla, per poi agguantarli e divorarseli. Morale:
non siate troppo ingenui o ci rimetterete letteralmente le penne. Altrove si
scoprono riferimenti al “Liber Monstrorum”, una compilazione alto medievale di
notizie mirabili con riferimento a fantastici popoli che si credeva popolassero
il mondo non conosciuto: il catalogo modenese comprende la fanciulla con tre braccia, l'ittiofago dalla zampa equina, la sirena bicaudata, l'ermafrodito.
Quest'ultimo - ora al Museo lapidario del Duomo - rappresenta una donna a gambe spalancate munita di genitali maschili, denominata "la potta di Modena" con riferimento alla posa giudicata oscena e mal tollerata dalla popolazione e dalla soldataglia che ne fece oggetto di atti vandalici e colpi di archibugio. Lo studio delle straordinarie sculture della cattedrale crea non pochi problemi di identificazione e registra continue sorprese: che significa il capitello dove guerrieri che combattono sono violentemente colpiti da dietro da due signore munite si scopa? Il solito, maschilista pregiudizio sul carattere femminile bisbetico e arrogante oppure una manifestazione antimilitarista ante litteram? Forse noi moderni preferiremmo la seconda ipotesi.
Fonti
Sandra
Baragli, Francesca Piccinini, Costruire nel Medioevo, Comune di Modena, Museo
civico d’Arte di Modena